Informazioni
| Titolo | Vino Vermouth Fabiano, Treviso |
| Acquisizione | Asta Stadion, Trieste, 2 dicembre 2005, lotto n. 488 |
| Autore | E. Vettori |
| Categoria | Manifesto pubblicitario |
| Collocazione | Palazzo Della Torre, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, via G. Carducci n. 2, Gorizia |
| Cornice | Legno e vetro, 77x92 cm |
| Dimensioni | 37x69 cm |
| Epoca | Inizi '900 |
| Iscrizioni | Firmato [alto sx]: E Vettori |
| Materiale tecnica | Stampa litografica a colori su carta |
| N inventario | FC 289 |
| N inventario fotografico | F:\JPG 289 |
| Nomefile | Scheda 289 B.xls |
| Proprieta | Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia |
| Provenienza | Archivio Grafiche Giuseppe Chiesa, Udine |
| Restauri | 2009, Laboratorio Eucore, Autorizzazione Soprintendenza dd. 10 agosto 2006 |
| Stampa | Stabilimento E. Passero Udine |
| Stato conservazione | Discreto. Scolorimento dell'intera superficie litografica. |
| Valore assicurativo | 400,00/600,00 Euro |
| Bibliografia | R. Curci, "Pionieri" del manifesto: la ditta Chiesa di Udine, in 150 manifesti del Friuli - Venezia Giulia. Vita e costume di una regione 1895-1940, Padova, 1982, n. 130.
R. Curci, Antonio Bauzon cartellonista e poeta, Romans d'Isonzo, 1983, pp. non numerate. P. Delbello, A. Pericin, B. Pompei (a cura di), Nei dintorni di Dudovich. Per una storia della "piccola" pubblicità e dei suoi grandi autori, Edizioni Modiano, Trieste, 2002. R. Curci, Una "palestra di cartellonismo a Udine: appunti su Antonio Bauzon e Pietro Antonio Sencig, in "Arte in Friuli, Arte a Trieste" n.3, Arti grafiche friulane, Udine, 1979, pp. 119-124. |
| Note | Inconsueta immagine di una donna, sorridente e discinta, che lancia uno sguardo malizioso verso qualcosa o qualcuno non rappresentato nell'immagine. La singolarità dell'immagine sta proprio nel raffigurare una figura femminile a seno scoperto senza vestirla di allegoria o ritraendola come una dea. La figura della donna nella società costituisce uno dei principali temi di contatto con la cultura europea del novecento. Il ‘personaggio donna’, evolutosi nelle immagini pubblicitarie e politiche francesi sin dall‘800, anche in Italia viene ampiamente utilizzato nei primi manifesti. Ma in Italia resiste in modo particolare l’immagine della femminilità mitica: la dea, che solo in quanto creatura mitologica può mostrare un poco le carni secondo il canone rinascimentale. Giovanni Mataloni realizzò nel 1895 il primo manifesto italiano ‘artisticamente e storicamente famoso’: una dea a seno scoperto che pubblicizza la Società Anonima per l’Incandescenza a gas. Brevetto Auer. Il manifesto ricevette immediati apprezzamenti da Vittorio Pica (il primo critico italiano del manifesto), e, contemporaneamente, il giovane collezionista Salce venne affascinato dal mondo dei manifesti a partire da quella immagine. Il connubio donna e luce è molto sfruttato nel manifesto italiano, sia nel senso della luminosità concreta – molte sono le ‘fate dell’elettricità’- e sia nel senso dei ‘lumi della ragione’: pubblicità di quotidiani o di eventi fieristici e culturali internazionali. La donna-dea, con l’erotismo e la seminudità che gli sono consentite da motivazioni di rappresentazioni artistica, come quella delle statue greche e dei dipinti rinascimentali, viene ampiamente ‘messa a frutto’ nel manifesto italiano. A volte però vi sono immagini emblematicamente italiane che hanno un certo significato nella storia della emancipazione femminile come quella disegnata da Ceccanti nel manifesto: Caffè espresso servizio istantaneo, 1900 ca.). Qui, l’italianissimo rito del caffè si congiunge ad una soave sensazione di libertà al femminile. Nel manifesto la barista e le due eleganti clienti si intrattengono al bar in una indipendente complicità,
mentre un ometto ‘spiazzato’ e fuori campo sbircia la scena da dietro la tazzina del suo caffè. Un’immagine assai inconsueta nella vita pubblica italiana del tempo. |
| Riferimenti | Vedi scheda autore
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